Scuola e Lavoro
Controlli da Max China a Modugno, Cisal scrive all'ispettorato del lavoro
«Ciò che avveniva in quell'esercizio commerciale era da lungo tempo noto a tutti ed accadeva nel silenzio assordante delle istituzioni»
Modugno - lunedì 13 gennaio 2020
17.01 Comunicato Stampa
Una lunga nota congiunta firmata da Antonio Cassano, segretario regionale Cisal Terziario, Patrizia del Giudice, presidente della commissione pari opportunità della Regione Puglia e Pietro Venneri, segretario confederale della Cisal Puglia, e indirizzata all'Ispettorato Territoriale del Lavoro di Bari, continua a puntare le luci dei riflettori sull'ingrosso Max China di Modugno, dove i carabinieri e non solo sono giunti per controlli dopo un servizio tv delle Iene.
«È fatto notorio dei giorni scorsi - si legge nella nota - che, solo grazie ad alcune inchieste giornalistiche televisive (tra cui un recente servizio in TV della nota trasmissione "le lene"), sono partiti i necessari accertamenti da parte di Codesto Ispettorato Territoriale del lavoro su un noto esercizio commerciale gestito da un cittadino di nazionalità cinese, con applicazione di severe e sacrosante sanzioni e contestuale avvio di un procedimento penale in danno dell'autore degli illeciti. Ferma restando la nostra scontata approvazione per l'intervento operato, non possiamo però non sottolineare che ciò che avveniva presso il suddetto esercizio commerciale era da lungo tempo noto a tutti ed accadeva nel silenzio assordante delle istituzioni e nella pigra inerzia del Vs. Ispettorato, che si è attivato solo e soltanto grazie alla coraggiosa iniziativa dei giornalisti. Ci auguriamo che l'accertamento compiuto presso la MAX CINA, con sede sulla S.S. 96, Zona Artigianale ASI Bari, sia solo il primo di una lunga serie di ispezioni presso gli esercizi commerciali gestiti da imprenditori di nazionalità cinese, ai quali sembra sia concesso di fatto un benestare alla violazione di regole e leggi nell'adempimento dei rapporti di lavoro, che viceversa agli altri non viene in alcun modo garantita. Infatti nella stragrande maggioranza dei casi costoro ai lavoratori dipendenti: - riconoscono di fatto retribuzioni misere e, comunque, non in linea con le previsioni contrattuali del CCNL di categoria; - negano la giusta retribuzione spettante sulla base delle effettive ore di lavoro svolto; - impongono turni di lavoro massacranti con ore di lavoro straordinario e notturno non retribuite e, comunque, superiori al limite massimo previsto dalla contrattazione collettiva e l'art. 5 comma 3 del D. Lgs. n. 66 del 2003; - non retribuiscono il lavoro festivo svolto; - omettono l'integrale versamento dei contributi previdenziali ed assistenziali. Si tratta di esercizi commerciali, che, confidando anche sullo stato di bisogno di tanti disoccupati, conseguono notevoli profitti, lucrando sulla pelle dei dipendenti ed, in particolare, di lavoratrici, che, come purtroppo è ben noto, sono il più facile bersaglio di illecite violazioni sul piano lavoristico. Ciò che davvero sgomenta è che gli autori di tali condotte ritengano del tutto naturale e lecito il loro comportamento (lo stupore con il quale l'imprenditore cinese, coinvolto nell'inchiesta, ha reagito alle accuse è emblematico), lasciando presumere che lo sfruttamento del dipendente sia per assurdo il frutto di una cultura imprenditoriale, più che l'obbiettivo di un'azione criminale. E, quindi, si rende davvero necessaria e non più procrastinabile una task force, che si attivi per l'immediata individuazione di tali diffuse ed evidenti realtà imprenditoriali illecite, non solo a tutela dei diritti dei loro lavoratori, ma anche a tutela di tutti gli altri dipendenti degli altri esercizi commerciali, che purtroppo subiscono tutti i giorni indirettamente gli effetti negativi di un'imprenditorialità senza scrupoli e senza regole. Infatti non è un mistero che tanti grossisti della zona sono stati costretti a cessare ogni attività, licenziando tutti i loro dipendenti, proprio perché schiacciati dalla concorrenza sleale di chi con comportamenti illeciti riesce a minimizzare il costo del lavoro dipendente. Ed il depauperamento del tessuto economico è sotto gli occhi di tutti. Confidiamo, pertanto, in un immediato intervento, non solo dell'Ispettorato del Lavoro, ma anche dei rappresentanti politici ed amministrativi destinatari della presente, alla cui nota sensibilità, morale e giuridica, non sfuggirà di certo la gravità della situazione».
«È fatto notorio dei giorni scorsi - si legge nella nota - che, solo grazie ad alcune inchieste giornalistiche televisive (tra cui un recente servizio in TV della nota trasmissione "le lene"), sono partiti i necessari accertamenti da parte di Codesto Ispettorato Territoriale del lavoro su un noto esercizio commerciale gestito da un cittadino di nazionalità cinese, con applicazione di severe e sacrosante sanzioni e contestuale avvio di un procedimento penale in danno dell'autore degli illeciti. Ferma restando la nostra scontata approvazione per l'intervento operato, non possiamo però non sottolineare che ciò che avveniva presso il suddetto esercizio commerciale era da lungo tempo noto a tutti ed accadeva nel silenzio assordante delle istituzioni e nella pigra inerzia del Vs. Ispettorato, che si è attivato solo e soltanto grazie alla coraggiosa iniziativa dei giornalisti. Ci auguriamo che l'accertamento compiuto presso la MAX CINA, con sede sulla S.S. 96, Zona Artigianale ASI Bari, sia solo il primo di una lunga serie di ispezioni presso gli esercizi commerciali gestiti da imprenditori di nazionalità cinese, ai quali sembra sia concesso di fatto un benestare alla violazione di regole e leggi nell'adempimento dei rapporti di lavoro, che viceversa agli altri non viene in alcun modo garantita. Infatti nella stragrande maggioranza dei casi costoro ai lavoratori dipendenti: - riconoscono di fatto retribuzioni misere e, comunque, non in linea con le previsioni contrattuali del CCNL di categoria; - negano la giusta retribuzione spettante sulla base delle effettive ore di lavoro svolto; - impongono turni di lavoro massacranti con ore di lavoro straordinario e notturno non retribuite e, comunque, superiori al limite massimo previsto dalla contrattazione collettiva e l'art. 5 comma 3 del D. Lgs. n. 66 del 2003; - non retribuiscono il lavoro festivo svolto; - omettono l'integrale versamento dei contributi previdenziali ed assistenziali. Si tratta di esercizi commerciali, che, confidando anche sullo stato di bisogno di tanti disoccupati, conseguono notevoli profitti, lucrando sulla pelle dei dipendenti ed, in particolare, di lavoratrici, che, come purtroppo è ben noto, sono il più facile bersaglio di illecite violazioni sul piano lavoristico. Ciò che davvero sgomenta è che gli autori di tali condotte ritengano del tutto naturale e lecito il loro comportamento (lo stupore con il quale l'imprenditore cinese, coinvolto nell'inchiesta, ha reagito alle accuse è emblematico), lasciando presumere che lo sfruttamento del dipendente sia per assurdo il frutto di una cultura imprenditoriale, più che l'obbiettivo di un'azione criminale. E, quindi, si rende davvero necessaria e non più procrastinabile una task force, che si attivi per l'immediata individuazione di tali diffuse ed evidenti realtà imprenditoriali illecite, non solo a tutela dei diritti dei loro lavoratori, ma anche a tutela di tutti gli altri dipendenti degli altri esercizi commerciali, che purtroppo subiscono tutti i giorni indirettamente gli effetti negativi di un'imprenditorialità senza scrupoli e senza regole. Infatti non è un mistero che tanti grossisti della zona sono stati costretti a cessare ogni attività, licenziando tutti i loro dipendenti, proprio perché schiacciati dalla concorrenza sleale di chi con comportamenti illeciti riesce a minimizzare il costo del lavoro dipendente. Ed il depauperamento del tessuto economico è sotto gli occhi di tutti. Confidiamo, pertanto, in un immediato intervento, non solo dell'Ispettorato del Lavoro, ma anche dei rappresentanti politici ed amministrativi destinatari della presente, alla cui nota sensibilità, morale e giuridica, non sfuggirà di certo la gravità della situazione».