Vita di città
Abbattimento del "Bubbone" di Modugno, Legambiente: «Fa sperare in un tempo migliore»
L'associazione commenta l'evento avvenuto ora dopo oltre cinquanta anni di lotte
Modugno - sabato 2 novembre 2019
14.15 Comunicato Stampa
«In un Paese dove il cemento illegale dilaga e dove gli abbattimenti dei manufatti abusivi sono in stallo perenne, spicca la demolizione dello storico "bubbone" di Modugno, che ci riempie di soddisfazione e fa sperare in un tempo migliore, in cui case ed edifici vengono costruiti con mattoni in regola. Il costante impegno dell'amministrazione Magrone, al quale plaudiamo calorosamente, ha portato all'abbattimento di un ecomostro che per cinquant'anni ha deturpato il quartiere Cecilia, mettendo a rischio l'incolumità dei residenti. La futura nascita del Parco della Legalità è il segno di una riqualificazione urbana, sociale e culturale del quartiere. Sulla scia di questo sofferto lieto fine, serve d'ora in poi dare manforte alle demolizioni dei manufatti illeciti, il miglior deterrente al nuovo abusivismo edilizio».
Commentano cosi Francesco Tarantini ed Ezio Fiorenza, presidenti di Legambiente Puglia e Legambiente Modugno, la demolizione del "bubbone" di Modugno, un palazzo abusivo di sei piani costruito nel 1972 nel quartiere Cecilia, da sempre contestato dagli abitanti che ne imploravano l'abbattimento. Secondo il dossier Ecomafia 2019 di Legambiente, sono numerosissime le case e gli edifici costruiti ignorando le leggi e la tutala del paesaggio, altrettanto numerosi i mancati abbattimenti. Dal 2004 al 2018 sono state emesse in Puglia 2.252 ordinanze di demolizione, ma eseguite solo 366, per un scarno 16,3% degli immobili abbattuti. Manca ancora all'appello l'abbattimento del villaggio di Lesina, a Torre Mileto nel foggiano, che comprende ben 2.800 villette abusive costruite sulla lingua di sabbia che separa il mare dal lago. Cosi anche per il villaggio turistico Pino di Lenne a Palagiano, sul golfo di Taranto, una lottizzazione abusiva dichiarata tale già nel 1987.
Lo scorso aprile Legambiente Puglia ha inviato una diffida al sindaco di Rodi Garganico a disporre l'immediata demolizione dell'ecomostro Roccamare, in esecuzione della sentenza definitiva del Consiglio di Stato che ha confermato le precedenti decisioni del TAR Puglia, rigettando l'appello dei costruttori. Un dato in positivo arriva invece dal Salento, dove la Procura della Repubblica di Lecce ha dato il via da alcuni anni agli interventi di demolizione, attività che ha portato numerosi proprietari a demolire di propria iniziativa, senza aspettare l'azione delle istituzioni.
Commentano cosi Francesco Tarantini ed Ezio Fiorenza, presidenti di Legambiente Puglia e Legambiente Modugno, la demolizione del "bubbone" di Modugno, un palazzo abusivo di sei piani costruito nel 1972 nel quartiere Cecilia, da sempre contestato dagli abitanti che ne imploravano l'abbattimento. Secondo il dossier Ecomafia 2019 di Legambiente, sono numerosissime le case e gli edifici costruiti ignorando le leggi e la tutala del paesaggio, altrettanto numerosi i mancati abbattimenti. Dal 2004 al 2018 sono state emesse in Puglia 2.252 ordinanze di demolizione, ma eseguite solo 366, per un scarno 16,3% degli immobili abbattuti. Manca ancora all'appello l'abbattimento del villaggio di Lesina, a Torre Mileto nel foggiano, che comprende ben 2.800 villette abusive costruite sulla lingua di sabbia che separa il mare dal lago. Cosi anche per il villaggio turistico Pino di Lenne a Palagiano, sul golfo di Taranto, una lottizzazione abusiva dichiarata tale già nel 1987.
Lo scorso aprile Legambiente Puglia ha inviato una diffida al sindaco di Rodi Garganico a disporre l'immediata demolizione dell'ecomostro Roccamare, in esecuzione della sentenza definitiva del Consiglio di Stato che ha confermato le precedenti decisioni del TAR Puglia, rigettando l'appello dei costruttori. Un dato in positivo arriva invece dal Salento, dove la Procura della Repubblica di Lecce ha dato il via da alcuni anni agli interventi di demolizione, attività che ha portato numerosi proprietari a demolire di propria iniziativa, senza aspettare l'azione delle istituzioni.