Eventi e folklore
10 febbraio, al via le celebrazioni anche a Modugno
Il comitato in collaborazione con l'amministrazione comunale
Modugno - sabato 9 febbraio 2019
9.11
A Modugno, il "Giorno del Ricordo" delle vittime delle foibe, dell'esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale, sarà celebrato dall'Amministrazione Comunale, in collaborazione con il Comitato Nazionale "10 Febbraio", domenica 10 febbraio, alle ore 11.00, nel "Parco del Ricordo - Vittime delle Foibe" (viale della Repubblica). Parteciperà il Sindaco, Nicola Magrone.
Il 'Giorno del Ricordo' venne istituito, 14 anni fa, con la legge n.92 del 30 marzo 2004, per conservare la memoria delle migliaia di vittime, nelle terre al confine italo-jugoslavo, causate dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale dalla violenza delle forze politiche comuniste jugoslave guidate da Tito, e per ricordare le centinaia di migliaia di italiani costretti all'esodo da territori che dal 1918 al 1943 erano stati amministrati dall'Italia.
La giornata, il 10 febbraio, venne scelta perché il 10 febbraio 1947 era stato firmato a Parigi il Trattato di pace che assegnava alla Jugoslavia terre una volta italiane (Istria, Dalmazia, parte della Venezia Giulia). L'istituzione del 'Giorno del Ricordo' pose fine ad un oblio durato 60 anni sulle cruente vicende storiche che interessarono il confine italo-jugoslavo dalla fine della Seconda Guerra mondiale fino agli Anni Cinquanta. Si stima che gli italiani uccisi - nel periodo tra il 1943 e il 1947 - furono almeno 20.000, gettati vivi nelle cavità carsiche chiamate 'foibe' o chiusi nei campi di concentramento per essere poi gettati in Adriatico.
Gli esuli italiani costretti a lasciare le loro case si calcola siano stati almeno 350.000, tra coloro che furono obbligati a fuggire da Istria, Fiume, Dalmazia, Venezia Giulia dalla violenza delle forze comuniste titine e coloro che furono costretti a un esodo forzato dopo la firma, il 10 febbraio del 1947, del Trattato di pace di Parigi col quale non solo furono dati alla Jugoslavia la Dalmazia, Zara, le isole del Quarnaro, Fiume, l'Istria e parte della provincia di Gorizia, ma fu giorno ricordoanche concesso a Tito il diritto di confiscare tutti i beni dei cittadini italiani, che sarebbero stati risarciti dallo Stato italiano. Il risarcimento non c'è mai stato: ancora oggi, 70 anni dopo la firma di quel Trattato, il presidente dell'Associazione degli esuli giuliano-dalmati, Antonio Ballarin, chiede che arrivi l'indennizzo dello Stato per i danni subiti dai profughi, costretti a lasciare casa e beni.
Il 'Giorno del Ricordo' venne istituito, 14 anni fa, con la legge n.92 del 30 marzo 2004, per conservare la memoria delle migliaia di vittime, nelle terre al confine italo-jugoslavo, causate dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale dalla violenza delle forze politiche comuniste jugoslave guidate da Tito, e per ricordare le centinaia di migliaia di italiani costretti all'esodo da territori che dal 1918 al 1943 erano stati amministrati dall'Italia.
La giornata, il 10 febbraio, venne scelta perché il 10 febbraio 1947 era stato firmato a Parigi il Trattato di pace che assegnava alla Jugoslavia terre una volta italiane (Istria, Dalmazia, parte della Venezia Giulia). L'istituzione del 'Giorno del Ricordo' pose fine ad un oblio durato 60 anni sulle cruente vicende storiche che interessarono il confine italo-jugoslavo dalla fine della Seconda Guerra mondiale fino agli Anni Cinquanta. Si stima che gli italiani uccisi - nel periodo tra il 1943 e il 1947 - furono almeno 20.000, gettati vivi nelle cavità carsiche chiamate 'foibe' o chiusi nei campi di concentramento per essere poi gettati in Adriatico.
Gli esuli italiani costretti a lasciare le loro case si calcola siano stati almeno 350.000, tra coloro che furono obbligati a fuggire da Istria, Fiume, Dalmazia, Venezia Giulia dalla violenza delle forze comuniste titine e coloro che furono costretti a un esodo forzato dopo la firma, il 10 febbraio del 1947, del Trattato di pace di Parigi col quale non solo furono dati alla Jugoslavia la Dalmazia, Zara, le isole del Quarnaro, Fiume, l'Istria e parte della provincia di Gorizia, ma fu giorno ricordoanche concesso a Tito il diritto di confiscare tutti i beni dei cittadini italiani, che sarebbero stati risarciti dallo Stato italiano. Il risarcimento non c'è mai stato: ancora oggi, 70 anni dopo la firma di quel Trattato, il presidente dell'Associazione degli esuli giuliano-dalmati, Antonio Ballarin, chiede che arrivi l'indennizzo dello Stato per i danni subiti dai profughi, costretti a lasciare casa e beni.