Tentato omicidio, i carabinieri di Modugno arrestano due uomini
Il fatto commesso nel 2019 con l'aggravante del metodo mafioso e di detenzione illecita di due pistole
mercoledì 21 aprile 2021
7.59
Nella mattinata, i carabinieri della Compagnia di Modugno hanno arrestato Daniele Novielli, 27enne, e Domenico Marotta, 29enne, entrambi di Sannicandro e già noti alle forze dell'ordine, su ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Bari, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, per i reati di tentato omicidio, commesso nel 2019, ai danni di un loro concittadino, con l'aggravante del metodo mafioso e di detenzione illecita di due pistole.
I due, la mattina del 29 agosto 2019, nelle campagne di Sannicandro di Bari, avrebbero esploso tre colpi d'arma da fuoco all'indirizzo di un 36enne del luogo, a distanza ravvicinata, mentre era seduto all'interno della propria autovettura, attingendolo agli arti inferiori e provocandogli ferite multiple che, solo per un caso fortuito, non ne cagionavano la morte. La vittima, sola e in un posto isolato, dopo aver chiamato i soccorsi, tentava di raggiungere il Policlinico, ma la sua corsa terminava all'altezza di Santa Fara, dove a causa dei dolori lancinanti si fermava venendo poi soccorsa e trasportata in ospedale.
I conseguenti accertamenti balistici, eseguiti dalla Sezione Investigazioni Scientifiche del Comando Provinciale dei Carabinieri di Bari, ricostruivano anche la traiettoria dei proiettili, sparati dall'alto verso il basso, con l'elevato rischio di ammazzare il 36enne, non recidendone l'arteria femorale solo per puro caso. I Carabinieri della S.I.S. riuscivano a rilevare, sull'auto della vittima, un'impronta, riconducibile ad uno dei due soggetti arrestati.
Acquisite le immagini riprese da un sistema di videosorveglianza della zona, venivano avviate subito le indagini, condotte dai Carabinieri di Modugno e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia, che, nonostante il clima di diffusa omertà, che ha connotato le fasi immediatamente successive al delitto, oltre a individuare con certezza gli autori, hanno consentito di raccogliere utili elementi per sostenere che gli stessi abbiano agito con metodo mafioso. Infatti, i due, ritenuti appartenenti al sodalizio criminale che gestisce il traffico di stupefacenti nel comune di Sannicandro, hanno operato con freddezza e precisione, a volto scoperto, con platealità, ostentando la propria identità per conferire esemplarità al gesto, "evocando", come si legge nella misura cautelare, "nel soggetto passivo, alla luce delle modalità adoperate per la commissione della condotta, la consapevolezza dell'appartenenza ad un'associazione mafiosa, sintomatica della quale appaiono i chiari segni di reticenza mostrati dalla persone coinvolte".
I due, la mattina del 29 agosto 2019, nelle campagne di Sannicandro di Bari, avrebbero esploso tre colpi d'arma da fuoco all'indirizzo di un 36enne del luogo, a distanza ravvicinata, mentre era seduto all'interno della propria autovettura, attingendolo agli arti inferiori e provocandogli ferite multiple che, solo per un caso fortuito, non ne cagionavano la morte. La vittima, sola e in un posto isolato, dopo aver chiamato i soccorsi, tentava di raggiungere il Policlinico, ma la sua corsa terminava all'altezza di Santa Fara, dove a causa dei dolori lancinanti si fermava venendo poi soccorsa e trasportata in ospedale.
I conseguenti accertamenti balistici, eseguiti dalla Sezione Investigazioni Scientifiche del Comando Provinciale dei Carabinieri di Bari, ricostruivano anche la traiettoria dei proiettili, sparati dall'alto verso il basso, con l'elevato rischio di ammazzare il 36enne, non recidendone l'arteria femorale solo per puro caso. I Carabinieri della S.I.S. riuscivano a rilevare, sull'auto della vittima, un'impronta, riconducibile ad uno dei due soggetti arrestati.
Acquisite le immagini riprese da un sistema di videosorveglianza della zona, venivano avviate subito le indagini, condotte dai Carabinieri di Modugno e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia, che, nonostante il clima di diffusa omertà, che ha connotato le fasi immediatamente successive al delitto, oltre a individuare con certezza gli autori, hanno consentito di raccogliere utili elementi per sostenere che gli stessi abbiano agito con metodo mafioso. Infatti, i due, ritenuti appartenenti al sodalizio criminale che gestisce il traffico di stupefacenti nel comune di Sannicandro, hanno operato con freddezza e precisione, a volto scoperto, con platealità, ostentando la propria identità per conferire esemplarità al gesto, "evocando", come si legge nella misura cautelare, "nel soggetto passivo, alla luce delle modalità adoperate per la commissione della condotta, la consapevolezza dell'appartenenza ad un'associazione mafiosa, sintomatica della quale appaiono i chiari segni di reticenza mostrati dalla persone coinvolte".