Nicola Mangialardi, archiviata l'inchiesta bis
Si tratto' di una fatalita'
lunedì 6 novembre 2017
17.36
Una tragica faralita'. La Pocura di Bari ha archiviato l'indagine su eventuali violazioni in materia di sicurezza e ritardo nei soccorsi relativi alla morte di Nicola Mangialardi, il canoista modugnese del Cus Bari deceduto il 9 marzo 2015 durante un allenamento, ritenendo l'incidente una tragica fatalità, causata da imprudenza.
Dopo il decesso la Procura aveva aperto una prima inchiesta per omicidio colposo a carico di due persone, l'atleta che si allenava quel giorno con la vittima e il titolare del pontile contro il quale la canoa si schiantò. Gli accertamenti della Capitaneria di Porto, coordinati dal pm Simona Filoni, esclusero responsabilità e portarono ad una prima archiviazione del caso. Lo stesso pm, però, nella richiesta di archiviazione, rilevava "l'assenza di una efficace regolamentazione in materia di sicurezza della navigazione all'interno del bacino portuale di Bari, che si traduce in caos, disordine e conseguente abbassamento del livello di sicurezza della navigazione». Nel provvedimento di archiviazione, quindi, il gip disponeva nuove indagini ritenendo che la morte del canoista «non è ascrivibile a pura e semplice fatalità», individuando una «notevole serie di negligenze e inadempienze da parte di organi pubblici».
Dopo il decesso la Procura aveva aperto una prima inchiesta per omicidio colposo a carico di due persone, l'atleta che si allenava quel giorno con la vittima e il titolare del pontile contro il quale la canoa si schiantò. Gli accertamenti della Capitaneria di Porto, coordinati dal pm Simona Filoni, esclusero responsabilità e portarono ad una prima archiviazione del caso. Lo stesso pm, però, nella richiesta di archiviazione, rilevava "l'assenza di una efficace regolamentazione in materia di sicurezza della navigazione all'interno del bacino portuale di Bari, che si traduce in caos, disordine e conseguente abbassamento del livello di sicurezza della navigazione». Nel provvedimento di archiviazione, quindi, il gip disponeva nuove indagini ritenendo che la morte del canoista «non è ascrivibile a pura e semplice fatalità», individuando una «notevole serie di negligenze e inadempienze da parte di organi pubblici».