Marelli apre a Colonia, Uilm Bari: «Il sito a Modugno diventerà residuale?»
Preoccupazione dopo la notizia giunta nei giorni scorsi, la nuova fabbrica tedesca dedicata ai sistemi di propulsione elettrica
venerdì 27 novembre 2020
14.39
Un nuovo sito produttivo dedicato ai sistemi di propulsione elettrica che andrà a regime entro la metà del prossimo anno a Colonia. Sono le intenzioni di Magneti Marelli, comunicate attraverso una nota ufficiale diffusa nei giorni scorsi.
«Non vorremmo – commenta Riccardo Falcetta, segretario generale della UILM di Bari – che il progetto della nuova fabbrica pregiudicasse, in futuro, la posizione dello stabilimento barese nella galassia Marelli, 'retrocedendolo' a sito residuale. Sarebbe una clamorosa beffa, considerato che il sistema Kers (kinetic energy recovery system) ha origini baresi, essendo stato sviluppato proprio nello stabilimento della zona industriale. Non è ancora il momento di creare apprensioni, ma sicuramente chiederemo un confronto con i vertici aziendali per chiarire tali aspetti, a tutela delle professionalità e del know how dei nostri lavoratori».
A Falcetta fa eco Franco Busto, segretario generale della UIL di Puglia. «I piani di espansione di Marelli – dice – sono la rappresentazione plastica di un Paese, l'Italia, che ha poche idee e ben confuse sulle politiche industriali. Mentre all'estero si finanziano, direttamente o indirettamente, come in questo caso, nuove realtà produttive, qui da noi si continua esclusivamente a giocare in difesa, sovente grazie solo alla caparbietà del sindacato, invece di puntare su una visione prospettica basata sullo sviluppo, l'innovazione, la ricerca e nuovi investimenti. Certo, non possiamo sindacare sulle scelte strategiche dell'azienda ma, pur senza prematuri allarmismi, ci attiveremo con la categoria per definire il ruolo dello stabilimento barese, una risorsa che non solo va preservata, ma valorizzata. Anche perché – conclude Busto – se passasse la teoria che il cuore produttivo europeo è altrove e anche altre aziende scegliessero questa strada, ci ritroveremmo di fronte a un grave problema economico e occupazionale per il territorio».
«Non vorremmo – commenta Riccardo Falcetta, segretario generale della UILM di Bari – che il progetto della nuova fabbrica pregiudicasse, in futuro, la posizione dello stabilimento barese nella galassia Marelli, 'retrocedendolo' a sito residuale. Sarebbe una clamorosa beffa, considerato che il sistema Kers (kinetic energy recovery system) ha origini baresi, essendo stato sviluppato proprio nello stabilimento della zona industriale. Non è ancora il momento di creare apprensioni, ma sicuramente chiederemo un confronto con i vertici aziendali per chiarire tali aspetti, a tutela delle professionalità e del know how dei nostri lavoratori».
A Falcetta fa eco Franco Busto, segretario generale della UIL di Puglia. «I piani di espansione di Marelli – dice – sono la rappresentazione plastica di un Paese, l'Italia, che ha poche idee e ben confuse sulle politiche industriali. Mentre all'estero si finanziano, direttamente o indirettamente, come in questo caso, nuove realtà produttive, qui da noi si continua esclusivamente a giocare in difesa, sovente grazie solo alla caparbietà del sindacato, invece di puntare su una visione prospettica basata sullo sviluppo, l'innovazione, la ricerca e nuovi investimenti. Certo, non possiamo sindacare sulle scelte strategiche dell'azienda ma, pur senza prematuri allarmismi, ci attiveremo con la categoria per definire il ruolo dello stabilimento barese, una risorsa che non solo va preservata, ma valorizzata. Anche perché – conclude Busto – se passasse la teoria che il cuore produttivo europeo è altrove e anche altre aziende scegliessero questa strada, ci ritroveremmo di fronte a un grave problema economico e occupazionale per il territorio».