Mafia a Modugno, la criminalità contro i settori esclusi dal lockdown
In città si registra l'ascesa di un altro referente del clan Capriati e anche di un gruppo capeggiato da un affiliato al clan Strisciuglio
mercoledì 24 febbraio 2021
15.48
La Direzione Investigativa Antimafia ha pubblicato il consueto rapporto semestrale, in cui fa il punto della situazione relativa alla criminalità organizzata sul territorio nazionale.
In provincia di Bari, la stretta contiguità territoriale e la comunanza di interessi con le grandi consorterie mafiose del capoluogo continuano a caratterizzare le vicende criminali dei gruppi operanti in provincia, dove il controllo, a cura delle maggiori strutture mafiose del capoluogo, si esercita attraverso fidati referenti e veri e propri riti di affiliazione. Al pari dei sodalizi cittadini anche i clan locali dimostrano una particolare propensione a rigenerarsi continuamente nonostante l'incessante azione repressiva dello Stato.
A Modugno, scompaginate le proiezioni dei clan Diomede e Capriati a seguito dell'operazione "Break 24" (maggio 2019), si registra l'ascesa di un altro referente dello stesso clan Capriati e, per altro verso, anche di un gruppo capeggiato da un affiliato al clan Strisciuglio.
Ricordiamo che il 12 marzo 2020, a Modugno, ignoti hanno colpito la saracinesca di un esercizio commerciale con cinque colpi d'arma da fuoco. E non è esclusa la possibile riconducibilità dell'episodio (preceduto da due analoghi avvenuti, pochi giorni prima, nel quartiere San Paolo di Bari) alla contrapposizione tra il gruppo dei Telegrafo, articolazione del clan Strisciuglio, e lo storico clan Mercante. Inoltre, insiste sul territorio anche una nutrita comunità di cittadini albanesi, dediti per lo più al traffico di droga, come emerge da diverse inchieste giudiziarie condotte dalla DIA di Bari
A fattor comune, come ampiamente illustrato, i traffici di droga continuano a costituire la principale fonte di introiti per i clan della provincia, nel cui ambito dimostrano particolare spregiudicatezza e, se del caso, efferatezza. Nel contesto diverse sono le modalità operative che confermano la capacità dei gruppi criminali di conseguire i propri obiettivi senza escludere proficue collaborazioni con le consorterie albanesi.
Il territorio della provincia di Bari continua a essere interessato da rapine riconducibili tanto a eventi isolati quanto a un vero e proprio metodo di approvvigionamento di liquidità ben collaudato dalle organizzazioni delinquenziali. Tuttavia, in un momento storico connotato dall'emergenza pandemica, che ha visto la chiusura quasi totale di tutte le attività commerciali non essenziali e una forte restrizione della circolazione dei cittadini, il fenomeno ha subito una rilevante flessione, come accaduto anche per gli altri reati predatori. Da una siffatta situazione è emersa la tendenza della locale criminalità a fronteggiare le criticità del periodo storico, indirizzando la propria azione prevalentemente nei confronti dei settori esclusi dal lockdown, in particolare quello della filiera agroalimentare, compresa la distribuzione e il trasporto.
In provincia di Bari, la stretta contiguità territoriale e la comunanza di interessi con le grandi consorterie mafiose del capoluogo continuano a caratterizzare le vicende criminali dei gruppi operanti in provincia, dove il controllo, a cura delle maggiori strutture mafiose del capoluogo, si esercita attraverso fidati referenti e veri e propri riti di affiliazione. Al pari dei sodalizi cittadini anche i clan locali dimostrano una particolare propensione a rigenerarsi continuamente nonostante l'incessante azione repressiva dello Stato.
A Modugno, scompaginate le proiezioni dei clan Diomede e Capriati a seguito dell'operazione "Break 24" (maggio 2019), si registra l'ascesa di un altro referente dello stesso clan Capriati e, per altro verso, anche di un gruppo capeggiato da un affiliato al clan Strisciuglio.
Ricordiamo che il 12 marzo 2020, a Modugno, ignoti hanno colpito la saracinesca di un esercizio commerciale con cinque colpi d'arma da fuoco. E non è esclusa la possibile riconducibilità dell'episodio (preceduto da due analoghi avvenuti, pochi giorni prima, nel quartiere San Paolo di Bari) alla contrapposizione tra il gruppo dei Telegrafo, articolazione del clan Strisciuglio, e lo storico clan Mercante. Inoltre, insiste sul territorio anche una nutrita comunità di cittadini albanesi, dediti per lo più al traffico di droga, come emerge da diverse inchieste giudiziarie condotte dalla DIA di Bari
A fattor comune, come ampiamente illustrato, i traffici di droga continuano a costituire la principale fonte di introiti per i clan della provincia, nel cui ambito dimostrano particolare spregiudicatezza e, se del caso, efferatezza. Nel contesto diverse sono le modalità operative che confermano la capacità dei gruppi criminali di conseguire i propri obiettivi senza escludere proficue collaborazioni con le consorterie albanesi.
Il territorio della provincia di Bari continua a essere interessato da rapine riconducibili tanto a eventi isolati quanto a un vero e proprio metodo di approvvigionamento di liquidità ben collaudato dalle organizzazioni delinquenziali. Tuttavia, in un momento storico connotato dall'emergenza pandemica, che ha visto la chiusura quasi totale di tutte le attività commerciali non essenziali e una forte restrizione della circolazione dei cittadini, il fenomeno ha subito una rilevante flessione, come accaduto anche per gli altri reati predatori. Da una siffatta situazione è emersa la tendenza della locale criminalità a fronteggiare le criticità del periodo storico, indirizzando la propria azione prevalentemente nei confronti dei settori esclusi dal lockdown, in particolare quello della filiera agroalimentare, compresa la distribuzione e il trasporto.