La didattica a distanza raccontata nella filastrocca di una prof della Casavola-D'Assisi di Modugno

La sfida della tecnologia, la nuova routine della scuola digitale e i trucchi dei ragazzi per copiare in una composizione in rima della docente d'inglese

lunedì 15 giugno 2020
A cura di Riccardo Resta
Tre mesi alle prese con la tecnologia, e con le sfide che essa riserva. Tre mesi di interrogazioni d'avanti al monitor, a volte acceso, altre volte spento; tre mesi di compiti sulla cui legittimità si allungava più di qualche ragionevole dubbio. Tre mesi in cui la scuola ha cessato di essere scuola, luogo di apprendimento e socialità, per trasformarsi in una grande piattaforma virtuale, che ha sì permesso di portare a termine l'anno durante la gravissima pandemia di Covid-19, ma ha di fatto smaterializzato i rapporti umani e anche le "liturgie" didattiche.

Dell'esperienza della Didattica a distanza (o Dad) ne ha parlato la professoressa Francesca Gallo, docente d'inglese della Sms Casavola-D'Assisi di Modugno. La sua trovata, però, è stata più originale di un lungo – e magari noioso - post sui social: la prof ha scritto una filastrocca di suo pugno, per descrivere un'esperienza ai confini della realtà (virtuale) senza rinunciare alla voglia di strappare un sorriso, fra le qualità che i discenti apprezzano maggiormente dei loro professori.

Di seguito il testo del "Saluto di fine anno":

E così un altro anno se n'è andato.
Un anno davvero complicato,
Che da un giorno all'altro
In remoto è diventato,
E ahimè una scuola virtuale
Abbiamo frequentato.
La didattica a distanza velocemente ho imparato:
Io, che fino all'altro ieri
mai nemmeno un vocale avevo utilizzato,
le lezioni su Telegram ho registrato.
Io, che nulla sapevo di videoconferenze,
Zoom, Jitsi e Meet ho attivato,
Come i dirigenti nelle aziende,
E un mare di link su Argo ho postato.
Per tre mesi i miei alunni attraverso lo schermo
Ho guardato,
Sempre se lo schermo non era oscurato.
Molti in pigiama, capelli al vento
E occhi gonfi mi han salutato,
Qualcuno in posa di scimmietta
ho immortalato:
«Non vedo, non sento, non parlo»
Un motto comune è diventato.
E quanti genitori ho sgamato
Durante le interrogazioni:
Chi come un gatto sotto la scrivania raggomitolato,
Chi più sfrontato, per caso di passaggio
Nel luogo del collegamento,
Dava un suggerimento,
E chi, fingendo pulizie di primavera,
Persino da una scala la risposta ha urlato.
E anche gli animali domestici
Alle lezioni han partecipato:
Cani, gatti, pappagallini
E un coniglietto ha fatto capolino
Un bel mattino.
Con più di seicento compiti
La mia mail hanno inondato,
E qualche buontempone anche in piena notte
Ha inviato.
E una risposta sempre a tutti
Ho dato.
Ogni tre ore il telefonino ho caricato,
E ogni minuto il suono dei messaggi
Le mie orecchie ha allietato.
Che strana questa scuola,
Che ha acceso tanto dispositivi,
Ma spento le emozioni.
Poche reali condivisioni,
Niente progetti, concerti, cori,
E ahimè, niente recitazioni.
Un po' per età, un po' per stanchezza,
Sento che non ce la posso fare
A tornare in questa realtà virtuale.
A settembre vorrei ritrovare
La scuola che ho lasciato,
Con sedie rotte, banchi pasticciati,
Lavagna d'ardesia, gesso e cancellino;
Studenti svogliati, ma reali, senza quello schermo
Che in un mondo altro
Ci ha catapultato.
E se la Dad ci ha aiutato
In questa pandemia che tanta sofferenza
Ha provocato,
Vorrei cancellarla dalla mente mia,
Anche se so che, ormai,
È utopia.
Perché l'anno che verrà,
Che volta e gira è già arrivato,
Non potrà più essere
La vecchia scuola mia.
Ma intanto, una maglietta ho fatto stampare,
C'è scritto "Help!",
​Non ce la posso fare.