Il Martedì Grasso a Modugno e Zi Rocc: storia della "morte del carnevale"

"Zi Rocc" era un fantoccio creato con carta riciclata e indumenti in disuso, preparato nei giorni che precedevano il "martedì grasso"

martedì 4 marzo 2025 13.02
​È Martedì Grasso e a Modugno come da tradizione secolare è il giorno di Zi Rocc: a ricostruire la storia di questo personaggio allegorico, legato al patrimonio folcloristico della città, è Rocco Ciampaglia, esperto di tradizioni modugnesi.

"È l'ultimo giorno di carnevale, la festa carnevalesca che segna la fine della "settimana dei sette giorni grassi" e che precede il "mercoledì delle ceneri"; l'inizio della Quaresima. Il periodo di penitenza che ci prepara alla Pasqua.
Il termine "carnevale" significa letteralmente "togliere la carne" (carnem levare) e che anticamente si riferiva, appunto, al solo giorno prima dell'inizio del tempo di Pasqua.
Esisteva questo tempo...un tempo in cui, il "martedì grasso", venivano consumati i cibi più prelibati (carne, pesce, uova); cibi "grassi" che, ahimè, non potevano essere consumati durante tutto il periodo quaresimale, né tanto meno negli altri giorni.
In tante città, paesi, piccole borgate, resiste ancora (nonostante i cambiamenti), l'usanza di celebrare i cortei mascherati che hanno luogo proprio il "martedì grasso" con i riti e le tradizioni della cultura popolare locale.
Anche Modugno celebra il suo "martedì grasso" con il consueto e festoso funerale di "Zi Rocc" (Zio Rocco) che rappresenta l'allegorica "morte del carnevale".

Ma chi è Zi Rocc e come trascorrevano questi giorni di festa i modugnesi?


"Zi Rocc" è un fantoccio creato con carta riciclata e indumenti in disuso. Veniva preparato nei giorni che precedevano il "martedì grasso" e rappresentava i vizi dell'uomo, tra l'oziare tutto il giorno e a bere vino, a mangiare e a perdere tempo giocando a carte.
Veniva posto davanti alle porte delle case, accomodato su sedie di paglia e facendogli assumere gli atteggiamenti più buffi.
Il giorno più atteso era il "martedì grasso", ultimo giorno di carnevale; la baldoria e la trasgressione si manifestava nell'inscenare spettacoli improvvisati, canti licenziosi e scherzi pesanti, grandi abbuffate, ripetuti cedimenti alle tentazioni della carne.
Di fronte all'eccesso licenzioso di questa usanza allegorica si spiega l'ardore, il furore e l'accanimento di inquisitori, prelati e quaresimalisti più o meno zelanti.
Ed era il tempo in cui il vicinato e l'intera famiglia si ritrovava per celebrare in autentica allegria questa festa molto, ma molto antica. Non mancavano assolutamente le risate; il pianto diventava risata, gli uomini si travestivano da donne, le donne da uomini e i fiori venivano sostituiti da verdure e ortaggi. Immancabile la carota posta sul corpo del caro defunto "Zi Rocc".

La serata proseguiva a tavola; calzone di cipolla e calzone di ricotta erano i protagonisti, ma tutto il vicinato provvedeva a rendere più golosa la tavolata tra piatti tipici della tradizione contadina e il tutto innaffiato rigorosamente dall'ottimo vinello generoso.
L'allegro funerale con "Zi Rocc", dopo aver percorso le viuzze della Modugno di un tempo, confluiva "menz o Seggie" (Piazza Sedile) dove l'allegorico feretro veniva bruciato. Le sue ceneri rappresentavano la fine del carnevale e l'inizio del pentimento; la Quaresima, appunto.

"Chi vuol essere lieto sia: di domani non c'è certezza...".


Il messaggio di Lorenzo il Magnifico era chiaro e perfetto: un invito a godere delle gioie della vita e alla spensieratezza di cui la giovinezza è simbolo.
Questa tradizione popolare (non a caso), riprende vita grazie alla dedizione e all'impegno di un gruppo di giovani modugnesi dell' Associazione Officina dei Tempi - Modugno che con tanta passione sostengono e promuovono le usanze antiche e le tradizioni della nostra cultura popolare.
La baldoria del carnevale finiva tra pranzi e balli fino al tocco della "campana delle ceneri", quel suono cupo e lugubre che scandiva un lento e silenzioso cammino con la "Croce" quaresimale tra la penitenza e il digiuno. Un brusio che lentamente scemava nel silenzio della notte.
Ci si preparava quindi all'imminente giornata di digiuno e astinenza e al tradizionale rito dell'imposizione delle "ceneri" nella chiesa grande e nelle chiese confraternali."